16 marzo 2007

#4 - Ma che bonta!

Primo Incipit: Vogliate perdonare la lunga assenza. Ma alcuni prodotti, si sa, richiedono una lavorazione lenta. Ciò forse non è garanzia di qualità eppure è una lentezza che per certe creazioni è strutturale: ci vogliono tempi di sedimentazione e addensamento, di assimilazione e concentrazione, di torsione e contorsione.
Secondo Incipit: Rob B. diceva metaforicamente di me, la scorsa settimana, che avrei trovato, in fondo ad un percorso nascosto e a me nuovo per luoghi soliti, le statuette lignee di Buddha e Cristo tenersi per mano in una pozza di fango, con un verdone da 20 dollari.
Terzo Incipit: È impressionante quanto un individuo possa sforzarsi di fare corrispondere retrospettivamente quanto gli è successo in una settimana alle predizioni astrologiche. Nel mio cosa la faccenda rasenta probabilmente il patologico, perché ho addirittura cercato una chiave che richiamasse tutto ancor più sinteticamente. Salito sulle montagne russe, il trenino mi ha lentamente ma costantemente portato sempre più in alto finché alla domanda ‘Come stai?’ non ho potuto rispondere ‘Schifosamente bene, grazie. E tu?’. E si precipita solo per tornare a salire più in alto.
L’apoteosi stamattina: dopo quasi dieci giorni di lavorazione, il prodotto c’era tutto, dentro. Doveva uscire. Andava aiutato. Serviva un piano di battaglia dettagliato. La Fase 1 prevedeva l’impiego di crackers integrali e marmellata di fragole. Hmmm… qualche stimolo, ma stasi.
Si è così passati alla Fase 2: Grancereale alla frutta in batteria e prugne secche cotte. Sei. Intingolo di Grancereale nell’acqua di cottura delle prugne. E fu così che la peristalsi sostituì l’iperstasi. Ma ancora non bastava… la Fase 3 fu determinante. Il Detonatore. Missile traslucido in miniatura, razzo non destinato ai cieli, stamani ore 9.07 circa 2250mg di glicerolo innescarono il brivido intestinale tramutandolo in tumulto raramente esperito, un’ondata rettale con la quale pochi dei molti uomini conosciuti in senso biblico possono rivaleggiare, ingresso morbido e risucchio di risacca da cavallone oceanico.

Puro benessere mi pervade.
Ululo.
Letteralmente sollevato.
Piacere ottenuto per svuotamento e sottrazione.

Non potevo non rendervi partecipi di questo momento apicale. Di cibi lassativi all’olio di paraffina, nulla era rimasto intentato, persino la via dell’autoipnosi, immaginandomi una mano che strizzava sapiente metri e metri di intestini costipati. Nessun effetto. Nel tentativo di suscitare invidia e competizione nelle mie parti molli, rievocavo a me stesso la perfezione fecale raggiunta nelle Fiandre, perfezione non solo cronografica, si badi, ma anche estetica: lunghi, compatti, omogenei, asciutti, gli stronzi si adagiavano nella tazza olandese per farsi ammirare, quasi languidi, giorno dopo giorno. Avreste mai detto che Amsterdam fa cacare?
Ma adesso sono libero, leggero, felice, scattante. Una lunga lavorazione un po’ sofferta era preludio ad un grande piacere, una novità nei meandri della quotidianità. La storia delle statuette non l’ho capita, e non mi sono messo a cercare il biglietto verde ma ho trovato, in coda a tutto questo, qualcosa che vale molto di più (e che non c’entra assolutamente niente, è giusto per ribadire che sto schifosamente bene ndr). Così finalmente posso restituire all’universo il sorriso benevolo con il quale mi guarda da un po’ di tempo a questa parte, anche se fosse solo una mia illusione.



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2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

il solito drastico..bastava mezza punta di cucchiaino da the di "erbette svizzere" che trovi in qualsiasi farmacia per tenerti attaccato alla tazza del cesso per 24 ore di fila.
Poi, se all'utile hai voluto unire il dilettevole, è un altro paio di maniche..
smack

16 marzo, 2007 20:35  
Anonymous Anonimo said...

non saranno mica state le traduzioni che ti ho chiesto a farti star male???
...mi sento terribilmente in colpa......

18 marzo, 2007 22:55  

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