02 aprile 2007

#8 - Percipi Sum

Nella migliore tradizione liberazionista, uno cerca sempre di fare i conti con la percezione che il mondo ha di sé e sviluppa azioni, strategie, contromisure per bilanciarla tutte le volte che essa viene squilibrata a proprio sfavore.
Talvolta però è necessario riconoscere, ahinoi, che il mondo – il mondo sociale, il mondo prossimo, quel mondo di esseri umani che ci creiamo attorno e che, in qualche modo, ci rispecchia come i nostri sogni – ci conosce meglio di quanto noi stessi non sospettiamo e ci definisce in termini che difficilmente ci rivolgeremmo se non in forma scherzosa, ironica, comunque senza crederci.
Non citerò come esempio la mia esperienza elementare, non vi tedierò dando ragione ai miei compagni di classe che allora, con la prescienza under 10 e la malizia di virilendi maschietti panormiti, mi chiamavano “buttanella”. Mi soffermerò, piuttosto, su fatti recenti, su frasi recenti, di provenienza scelta e non, come alle elementari, dell’obbligo.
Da molte parti, infatti, e da troppo tempo, ormai, si leva al mio cospetto, come scudi sotto un nugolo di frecce inglesi, un epiteto dalla fama ambigua, in sé buono ma di cattivo auspicio, difficile da gestire come un cucciolo di gatto nero che sta per attraversarti la strada zampettando teneramente verso la madre latte e miele. Taglio corto: mi si dà della “crocerossina”, una che giunge sorridente solare carica di ambizioni galeniche e annuncia bendaggi ferite dolori. Come se non bastasse, non appaio tale nell’aspetto, non mi si vede in conturbanti autoreggenti nere la cui cucitura porta dove il sole non batte perché riflesso da una candida minigonna, no! Sono crocerossina nello spirito, nell’atteggiamento, nei modi. Insomma mi toccano gli oneri ma non toccano le zone erogene. Non posso più sottrarmi al confronto; “crocerrossina”, si reitera: da molto tempo, da troppe parti!
Ora, se mi volessi giustificare o spiegare argomenterei che non si possono cancellare o negare gli anni puerili in cui, in luogo di subirlo oziosamente com’è uso, io il lavoro di cura lo svolgevo industriosamente. Insomma sarei crocerossina per creanza e non per indole o vocazione. E con ciò come si suole dire, c’avissi raggiuni e m’a manciassi squarata [tr. it. avrei ragione e me la mangerei scotta]. La strategia di resistenza è quindi, queer theory docet, una sana opera di risignificazione, una contronarrazione, una mito-grafia. D’altronde qui si parla di poemi e miti e generi ed eroi e allora ecco l’eroina!

Disclaimer: l’autore declina ogni responsabilità e ricorda al pubblico lettore che a creala, car_ mi_, siete stat_ voi. La crocerossina è un parto delle vostre percezioni. Eccola. (non crederete mica di essere voi a rispecchiare me senza che io non rispecchi un po’ anche voi!)

coming soon...

#9 - manifesto della crocerossina urbana



Etichette: ,