30 aprile 2007

#12 - Tuttalacriticafilmperfilm (2nd issue)

ATTRAZIONE FETALE

Romano P. è impegnato in politica. È un uomo arrivato e tranquillo. Ha una bella moglie, una bella casa, due figlie e un cane ma una sera, a un congresso, incontra una sconosciuta di nome Paola B., donna grintosa, aggressiva, circondata da un alone di fascino sado-maso. L’avventura è gravida di conseguenze e, di fronte alle deboli reticenze di Romano, Paola non molla: gli telefona, lo aspetta, gli tende agguati e lo minaccia sotto il fuoco incrociato dei franchi tiratori sulla legge 164. Non c’è più verso di liberarsene.


"Attrazione fetale" non è soltanto, come sembra, il ritratto di una teo-dem repressa, ma il dramma della superficialità (del protagonista maschile) contrastata dal bisogno assoluto di una donna che non si accontenta del provvisorio, ma vuole proibire tutto. Il finale è eccessivamente accomodante, ma la condotta del racconto da parte di un abilissimo Ersilio R. è vibrante e l'interpretazione è convinta.


New Fiction TV: LE TEDESCHE, con la sigla di Cristina D'Avena. Preview on tuttifroci


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28 aprile 2007

#9ter - Manifesto della Crocerossina Urbana (III)

DEFINIZIONI, RELAZIONI, PRATICHE (SEGUE)

j. Qualora non fosse ancora chiaro, la natura del piacere non è esclusivamente erotica. Tutt’altro. Chi avesse dubbi in proposito è pregato di andarsi a rileggere qualcosa di Epicuro. Dopo oltre venti secoli, non pare opportuno qui ripetere quanto è stato detto così autorevolmente ed espresso così chiaramente a suo tempo.

k. La produzione di relazioni è volta alla produzione di piacere. Se si eccettua l’elemento della risata, piacere è un termine che viene lasciato vuoto, indefinito, esplorabile e plasmabile. Le relazioni coadiuvano la formazione e la torsione del piacere.

l. Espansione nel piacere di esistere, nella gioia di vivere. “Deporre la pietà e l’odio” (G. Friedmann, cit. in Hadot, Esercizi spirituali e filosofia antica, p. 29). L’odio sarà immediatamente sostituito dallo iodio, perfetta endiadi di “io” e “dio”, espressione della natura divina dell’animo della crocerossina urbana, notoriamente saluberrimo. Quanto alla pietà… ci pare che il Buonarroti abbia esaurito l’argomento.

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25 aprile 2007

#11 - Spermini in Paradiso!

Recente e di capitale importanza una notizia che ci fa tripudiare di gioia: il limbo è stato abolito. Quello che qualche settimana fa davamo solo per altamente probabile si è trasformato in realtà il 20 aprile scorso, quando il Beatissimo Pontefice ha approvato il testo e autorizzato la pubblicazione delle 41 pagine della Commissione Teologica Internazionale dal titolo "La speranza di salvezza per i bimbi che muoiono senza essere battezzati". L’infante e tutto ciò che lo precede è promosso per direttissima al Paradiso.

Frotte di bambini agitano nel Primo Cielo le vesti di Beatrice; i vagiti di mille e mille poppanti riecheggiano per i corridoi del Secondo e in su l’orecchi di Costanza d’Altavilla; di cacche e pannolini son zeppi gli stanzini del Terzo, non senza sdegno agiokefaico; feti informi loro sponte abortiti strisciano molli per il Quarto, lasciando una scia come di lumache sulla spada lucente del Gabriele; morule indifferenziate rotolano libere per il Sesto mettendo a repentaglio un match di bocce tra Costantino e Guglielmo il buono; nel Settimo, piccoli embrioni seggono in trono sotto il culo di Zaphkiel (Ez, 1) e nell’Ottavo quanti ovuli in grembo alla Madonna!

Poi, carissimi, ecco il Nono… il Primo Mobile… tra cori di Serafini che cantano delle intelligenze separate e la grandezza di Dio, ecco nuotare allegri candidi spermini aureolati. Masturbatevi uomini, masturbatevi e spargete seme! Beati coloro che eiaculano nell’aere perché il loro sperma giungerà a Dio.

Adesso immaginatevi tutte le pratiche erotiche che potete fare con questo fantastico partner sessuale: da una snowball all'eiaculazione facciale non dovrete più temere per i vostri spermini non battezzati!

(e Dio è certamente meglio di una vagina USB, non trovate?)

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23 aprile 2007

#10 - Tuttalacriticafilmperfilm (1st issue)

INCONTRI RAVVICINATI DEL TERZO DITO

Il film ha solo una vaga pretesa fantascientifica e, in un crescendo che può durare svariate ore – per chi resista alla tentazione di passare ad altro –, l’ambizione di giungere infine al dunque resta insoddisfatta e il tutto si riduce ad una lunga attesa che risulta in ultima analisi deludere anche le più modeste aspettative.

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20 aprile 2007

#9bis - Manifesto della Crocerossina Urbana (II)

DEFINIZIONI, RELAZIONI, PRATICHE

g. Dolore e piacere non si escludono. Per sgomberare il campo da qualsiasi affermazione contraria portiamo subito come esempio, tranciante quanto ovvio, il masochista. Già che ci siamo, disaccoppiamolo dal sadico e facciamo largo, nell’immaginario, all’autoerotismo masochista. Il problema non è quindi il dolore ma il malessere, eufemisticamente noto come disagio.

h. Quando in chat[1] chiedono “(che) cerchi?” la risposta è “non ho perso niente”. Questo non perché la crocerossina urbana basti autarchicamente a se stessa, ma perché non ha alcun oggetto della ricerca. La crocerossina urbana non ha un oggetto del desiderio perché non ridurrebbe nessuno allo status di oggetto e, cosa ancor più pregnante, nutre forti dubbi in merito all’essere essa stessa un soggetto (per questo siamo nel paragrafo dedicato alle definizioni-relazioni-pratiche e non a quello dei principi). Inevitabilmente, la crocerossina urbana trova.

i. La crocerossina urbana produce relazioni, mette in relazione, (si) relaziona a, tra e con quello che trova. Insomma la crocerossina urbana è un saggio alchimista sociale la cui opera trova il suo acme nella produzione di piacere.



[1] Sarà fornito in futuro un approfondimento sull’antropologia del cyberspazio gaio. Per adesso basti sapere che il protocollo di condotta standard prevede – con variazioni minime – la sequenza interrogativa: 1)Ciao; 2) Come va?; 3) Da dove?; 4) Cerchi?; 5) a o p?; 6) anni?; 7) come sei? 8) Hai foto? Inoltre, quale che sia la sua formulazione, la risposta alla domanda 4 significa sempre “sesso”, anche se qualcuno scrive banalità come “(solo) amici”, “una relazione. Chiedo troppo?”, “Mah, conoscere qualcuno”, “Giusto chiacchierare” o, nella migliore delle ipotesi “un profiterole rosa a forma di velociraptor zoppo”. Istruzioni e suggerimenti di condotta seguiranno.

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11 aprile 2007

Massime - fertilità

Mi hanno detto che in questo periodo sono molto fertile.
Davvero? Sarà per questo che mi sono dedicata così poco al sesso ultimamente.
Ormai sono in sintonia con il mio corpo. Io e lui siamo una squadra perfetta!


Aforisma:
Una partita di tennis tra Jeune-Fille tende ad essere un doppio. L'una e il suo corpo, l'altra e un altro corpo. In un rapporto di completa estraneità.
Nota:
Le Meditazioni della Jeune-Fille possono fare pendant, talvolta, con le meditazioni e le riflessioni jenesi.

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04 aprile 2007

#9 - Manifesto della Crocerossina Urbana (I)

Principi


a. La crocerossina urbana svolge un lavoro di cura a tutti i livelli. Si curano industriosamente le persone, le relazioni, la lingua, gli immaginari. E se negli scenari agresti della guerra si curano i pazienti, negli scenari frenetici dell’urbe l’aspirazione è curare gli impazienti.


b. In opposizione al lavoro medico che riporta alla normalità (e)mendando, la crocerossina urbana porta da uno stato patologico nocivo ad uno stato patologico piacevole trans/mutando. Non ci sono indici di riferimento ma solo indici di gradimento.


c. La crocerossina urbana è una creatura interamente votata al bene per impossibilità ontologica di optare per un male che non esiste. Ella non adempie ad alcuna missione etica bensì esprime una funzione etica.


d. In barba a qualche secolo di filosofia critica, la crocerossina urbana non svolge alcuna funzione negativa. Della positività del negativo, francamente, ce ne infischiamo. Se qualcosa ha tutta l’aria di essere una corbelleria, la crocerossina urbana non starà lì a criticare e negare, bensì ne anticiperà, immaginandole, le conclusioni portando quel qualcosa alle sue estreme conseguenze contraddittorie e paradossali. Di solito, a questo punto, c’è da sbellicarsi dalle risate. Il paradosso è fruttifero. Affermare sempre è molto più divertente che piallarsi i cojoni dicendo sempre no. Ridere fa il bene (se c’è, in qualche modo dovrà esser stato prodotto, no?). L’avverbio di negazione “no” è discriminato in favore della locuzione di ironizzazione “Sì, infatti…”[1] ma è recuperato nel sintagma “Come no!”.


e. “Prevenire è meglio che curare” è un maledetto slogan pubblicitario. La cura è un lavoro costante e continuativo. Niente viene prima della cura. Pre-venire, quindi, non appartiene allo stesso universo della cura. L’universo della prevenzione è venato di paranoia, quindi annoia, dà noia. Le rime in –zione, poi, sono terribilmente cacofoniche e monotone. Si pensi invece alle possibilità della rima tra la voce verbale “curi” e il participio sostantivato “morituri”. Lasciate che la fertile contraddittorietà faccia sorgere qualcosa in voi. La verdura matura cura la dura paura futura. La cura procura pura goduria. E via a suon di omoteleusi e licenze… Tacciamo del cùr/ano, mettiamo invece in risalto l’effetto collaterale delle rime in –ur*: a furia di pronunciarle vi verranno delle deliziose labbra a cuoricino!


f. Chiedete e vi sarà detto. La crocerossina urbana è completamente trasparente. Non ci sono verità nascoste ripiegate al suo interno o angoli bui. La crocerossina urbana è indifferente alla luce di modo che non si possa fare luce sulla crocerossina urbana.



[1] Notate che il correttore ortografico di MS Word® tenterà di correggere “ironizzazione” con “ionizzazione”. La locuzione di ionizzazione è infatti la gemella polemica della locuzione di ironizzazione. Essa colpisce come un fascio di potenti radiazioni ionizzanti che investono il bersaglio e ne scombussolano il magnetismo. Fondamentale nei dibattiti pubblici.

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02 aprile 2007

#8 - Percipi Sum

Nella migliore tradizione liberazionista, uno cerca sempre di fare i conti con la percezione che il mondo ha di sé e sviluppa azioni, strategie, contromisure per bilanciarla tutte le volte che essa viene squilibrata a proprio sfavore.
Talvolta però è necessario riconoscere, ahinoi, che il mondo – il mondo sociale, il mondo prossimo, quel mondo di esseri umani che ci creiamo attorno e che, in qualche modo, ci rispecchia come i nostri sogni – ci conosce meglio di quanto noi stessi non sospettiamo e ci definisce in termini che difficilmente ci rivolgeremmo se non in forma scherzosa, ironica, comunque senza crederci.
Non citerò come esempio la mia esperienza elementare, non vi tedierò dando ragione ai miei compagni di classe che allora, con la prescienza under 10 e la malizia di virilendi maschietti panormiti, mi chiamavano “buttanella”. Mi soffermerò, piuttosto, su fatti recenti, su frasi recenti, di provenienza scelta e non, come alle elementari, dell’obbligo.
Da molte parti, infatti, e da troppo tempo, ormai, si leva al mio cospetto, come scudi sotto un nugolo di frecce inglesi, un epiteto dalla fama ambigua, in sé buono ma di cattivo auspicio, difficile da gestire come un cucciolo di gatto nero che sta per attraversarti la strada zampettando teneramente verso la madre latte e miele. Taglio corto: mi si dà della “crocerossina”, una che giunge sorridente solare carica di ambizioni galeniche e annuncia bendaggi ferite dolori. Come se non bastasse, non appaio tale nell’aspetto, non mi si vede in conturbanti autoreggenti nere la cui cucitura porta dove il sole non batte perché riflesso da una candida minigonna, no! Sono crocerossina nello spirito, nell’atteggiamento, nei modi. Insomma mi toccano gli oneri ma non toccano le zone erogene. Non posso più sottrarmi al confronto; “crocerrossina”, si reitera: da molto tempo, da troppe parti!
Ora, se mi volessi giustificare o spiegare argomenterei che non si possono cancellare o negare gli anni puerili in cui, in luogo di subirlo oziosamente com’è uso, io il lavoro di cura lo svolgevo industriosamente. Insomma sarei crocerossina per creanza e non per indole o vocazione. E con ciò come si suole dire, c’avissi raggiuni e m’a manciassi squarata [tr. it. avrei ragione e me la mangerei scotta]. La strategia di resistenza è quindi, queer theory docet, una sana opera di risignificazione, una contronarrazione, una mito-grafia. D’altronde qui si parla di poemi e miti e generi ed eroi e allora ecco l’eroina!

Disclaimer: l’autore declina ogni responsabilità e ricorda al pubblico lettore che a creala, car_ mi_, siete stat_ voi. La crocerossina è un parto delle vostre percezioni. Eccola. (non crederete mica di essere voi a rispecchiare me senza che io non rispecchi un po’ anche voi!)

coming soon...

#9 - manifesto della crocerossina urbana



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