30 settembre 2007

#23 - Lascito

Carissim_, come annunciato è venuto il tempo di abbandonare questo nido e pensare dell'altro. Ma non ci si può lasciare così, senza dirsi nulla, senza un motto, un'epigrafe, un'eredità morale.
Ebbene eccola, eccovi la degna chiusura di questo blog, eccovelo al suo grado zero.

Ci rivediamo, per chi ne ha voglia, il 14 ottobre su http://si-culo.blogspot.com

The Dildo Song

What rolls down stairs
Alone or in pairs

And makes a buzz-ity sound?
It’s long - a schlong -
A marvellous dong
Everyone knows it’s dildo!
What fits in a sock
Feels better than cock
And, unlike a man, it’s slow?
It vibrates a bit
Fells great on your clit
Everyone knows it’s dildo!
It’s dildo! It’s dildo
It’s big it’s fleshy it’s ribbed
It’s dildo! It’s dildo
Yes, that’s right, it’s ribbed!
What fits in your crack
Some even have sacks
The penis you don’t have to blow?
They’re not just for gays
They use double AA’s
Everyone knows it’s dildo!
A dildo-dog
A dildo-plane
Many more vibrating toys
You turn the knob
They buzz and throb
Feels great in girls and boys
Yes, that’s right boy. Dilldoe Brand dildoes aren’t just for women anymore. We also make a long line of butt-plugs!
What makes you cum
And fits in you bum?
Some of them even can glow!
A dink A dink
In marvellous pink
Everyone knows it’s dildo!
A long fleshy tube
Use an oil-based lube
Not just for the neighbourhood ho’s [whores]
For a girl on the go
With no time for a beau [boyfriend]
It makes for a perfect fellow
They’re dildoes! They’re dildoes!
The sex toy that everyone likes
They’re dildoes! They’re dildoes!
For gay men and even for dykes!
Disclaimer:
Some dildoes not exactly as shown. Batteries not included. Not to be used as a flotation device. Some animal testing has occurred. Please use a lubricant. Insert rounded end first. Not for use in the shower. May cause choking if used improperly. Vaginal flatulence may ensue. If swallowed, do not induce vomiting. Discontinue use if irritation or abnormal swelling occur. May induce labour in pregnant women. Dilldoe Brand Dildoes have caused cancer in some laboratory animals. Do not use excessive force while inserting dildo. May explode if placed in fire. Dilldoe Brand Dildoes are not intended to replace the male sexual organ - only as a temporary substitute when a penis is not readily available...
[Trad. it.: Cosa rotola giù dalle scale,/ da solo o in coppia,/ E fa un suono ronzante?/ È lungo - un pene -/ Un fantastico din-don/ tutti sanno che è il dildo!/ Cosa sta in un calzino,/ è meglio di un cazzo,/ E, diversamente da un uomo, è lento?/ Vibra un po',/ è fa bene alla clitoride/ tutti sanno che è il dildo!/ È il dildo, è il dildo!/ È grande è carnoso è innervato/ È il dildo, è il dildo! Sì, esatto, è innervato!/ Cosa entra tra le tue cosce?/ Alcuni hanno anche lo scroto,/ il pene che non devi succhiare/ Non sono solo per i gay/ Vanno a pile stilo AA/ Tutti sanno che è il dildo!/ Un dildo-cane/ Un dildo-aereo/ Molti altri giocattoli vibranti./ Ruoti la manopola/ ronzano e vibrano./ Fa bene e ragazze e ragazzi/ Esatto ragazzo! I dildo della Dilldoe non sono più solo per le ragazze. Abbiamo anche una splendida linea di butt-plugs!/ Cosa ti fa venire/ e sta nel suo sedere?/ Alcuni sono persino fosforescenti/ A-dink A-dink/ Un rosa meraviglioso/ Tutti sanno che è il dildo!/ Un lungo tubo carnoso./ Non usare il lubrificante a base oleosa/ solo per le puttane del quartiere./ Per una donna sempre impegnata/ senza tempo per un fidanzato/ è il compagno ideale./ È il dildo, è il dildo!/ Il sex-toy che piace a tutti/ È il dildo, è il dildo! Per i gay e persino per le lesbicone!]

20 settembre 2007

#22 - Tuttalacriticafilmperfilm (4th issue)

LE RONDE DEL DESTINO

Roberto è un benestante veronese di mezza età che si annoia un po'. Umberto, Mario, Sergio e Flavio sono i suoi amici di sempre. Sono il gruppo del liceo, il gruppo del quartiere, il gruppo del poker il venerdì sera. Ma sono anche cinque moralisti sfiduciati, cinquantenni alle prese con il nuovo che avanza e di cui sanno solo che non lo vogliono. Fino a quando, durante una delle solite battute di caccia che culminano in grandi arrosti di suino e pic-nic sull'Asiago, Roberto propone loro la svolta della vita: le ronde. Cos'è la ronda? Strategia, pianificazione, colpo sicuro e velocità d'esecuzione.

Tanto ingegnosa quanto poco convincente rivisitazione conservatrice della nota pellicola di Monicelli, Le ronde del destino offre allo spettatore una squallida fiction sulle sponde del Po. La regia è incerta, a tratti confusa, né di scuola né sperimentale sembra piuttosto impacciata. La sceneggiatura offre gag truci - come il maiale per disinfettare il treno - che frammentano la narrazione senza alcun senso, e il finale, che si vorrebbe culmine di un climax che non decolla mai, si dipana nel triste, lungo e potenzialmente agghiacciante pestaggio di un nordafricano contro un muro grigio di cemento, banalizzato da una fotografia inetta che lo rende, più che quotidiano, stantìo.

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09 settembre 2007

#21 - Psicanalisi di Dio

"Ultimamente ho letto un libro di un professore di Vienna che spiega tutto sulla psiche, e le confesso che sono molto, molto preoccupata… per il Buon Dio. La sua attitudine a circondarsi di adulatori non è sana, rivela un fondo narcisistico: non ammette né uguali né colleghi. L’unico che si era fatto una posizione vicino a lui, Lucifero, l’ha cacciato via in malo modo e tuttora gli fa una guerra spietata, dunque teme il confronto!
E poi che vanagloria, vuol fare sempre colpo! Un unico esempio: l’universo. L’ha creato con un tour de force di sette giorni quando aveva tutto il tempo che voleva: l’ha inventato lui il tempo, chiaro! Vuole dimostrare a sé e agli altri che vale qualcosa. Ha bisogno di rassicurazioni.
Che è un debole salta agli occhi, andiamo. Basta pensare a tutto il cancan che ha fatto quando quel povero diavolo di Adamo gli ha soffiato una mela: i figli dei figli dei figli dei figli stanno ancora pagandola, se non è iperreazione questa. È molto infantile, eh?
Ama per identificazione. È scritto nero su bianco nella Bibbia: “Creò l’uomo a sua immagine e somiglianza”.
E poi geloooso: Non avrai altro dio fuori che me. E giù comandamenti! Non lascia autonomia al partner, ergo è paurosamente insicuro. Forse questa nevrosi deriva da reali frustrazioni: la gente lo cerca solo quando ha bisogno di lui, in faccia gli fan mille complimenti ma in pratica si trova meglio con il suo rivale il Diavolo… però le note paranoidi saltano all’occhio: il terrore continuo di esser tradito, la mania di cercar peccati dovunque, e il sintomo fisico: non dorme mai!
Ah, ho paura che ci sia un grave disturbo al livello del profondo sé… il figlio, ah! Quel ragazzo aveva un Edipo non risolto: si è staccato dal padre ha condotto una vita da ribelle è andato a cercarsi la brutta fine che tutti sappiamo chiaro, voleva castrare simbolicamente l’immagine paterna!
Per non parlare poi del suo estremo voyeurismo: si è definito da sé l’onniveggente. E, ammessa la sua onniscienza, ha delle note masochistiche: perché è andato a creare l’uomo, sapendo già da prima tutti i guai che gli avrebbe combinato? Nooo Signora, non è stata sfortuna. Nessuno dei nostri atti è casuale, lo ha fatto perché gli piaceva soffrire!
Oh, con un quadro del genere c’è un’unica diagnosi possibile… Dio soffre di un grave complesso d’inferiorità.
Ma forse c’è ancora una speranza e con una buona analisi, come dice il Professor Freud, egli non sarà più un povero infelice nevrotico. Diventerà un povero infelice normale."

da "Mistica!" di Paolo Poli

04 luglio 2007

#20 - Strategie

«Ho usato le parole correnti che tutti i giorni usano i ragazzi per farmi capire dai giovani» ha dichiarato Silviodoro giustificando l'uso di "stronzate" in riferimento a quanto dice Prodi.

Da questo si possono trarre almeno due conclusioni.
La prima è che "idiozia", "stupidaggine", "demenziale", "scemenza" e "cretinata" sono parole desuete, troppo auliche, difficili e quasi astruse; sono state soppiantate dalle meno forbite "merdata", "stronzata", "puttanata", "minchiata" e "cazzata". In una fine evoluzione rapper della lingua attendiamo al varco "frociata".
La seconda è che il Copronimo è un eccellente stratega della comunicazione: con questo slittamento semantico siamo rimasti senza parole per definire quello che dice lui.

Orsù, che si avanzino proposte!

P.S.: Qualcuno potrebbe ritenere opportuno derivare una terza conclusione sui giovani, o su quello che Sua Emittenza pensa dei giovani: tipo che sono caproni come le sue reti li hanno fatti. Obiettiamo che sarebbe stupido - pardon, sarebbe da stronzi prendere per buona una sociologia à la Mediaset, e d'altra parte alzi la mano chi ha scampato Bim Bum Bam, Striscia la notizia, Saranno Famosi o il TG5 (per i duri di comprendonio, si sta usando qui una figura retorica detta climax)

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02 luglio 2007

#19 - Veronica ha perso la fede

L’appuntamento era alle sette e mezza ma, contrariamente alla migliore tradizione italica, si presentano tutti con quasi un’ora di anticipo. Scatta l’ansia collettiva, si ricapitola il piano: acqua, vino e pane vanno costantemente tenuti sotto controllo, da ciascuno secondo il proprio rango; per il resto è tutto all’impiattata e si segue il vigile partendo dall’onore, tranne il mare caldo e le penne che sono alla francese, quindi si seguono anche qui i ranghi.
Questo verso le 19h00, prima che Veronica perdesse la fede.
Per quell’ora erano stati montati 20 tavoli e spiegate 20 tovaglie con altrettanti coprimacchia, 210 tovaglioli, 420 forchette e fatte 210 mise en place, cioè 210 tumbler da whisky per l’acqua, 210 flûte per lo spumante, il calice grande da rosso e il calice da bianco alto quanto un flûte nonché il bicchierino da sorbetto, per un totale di 1050 tra cristalli e vetri cui aggiungere le coppe da champagne per l’aperitivo, in egual o maggiore misura.
Per il mio battesimo di fuoco mi viene assegnato il tavolo d’onore con altri tre vicini, per un totale di 38 coperti. Eloquente sbiancamento, repentino cambiamento. Tanto più che il padre enorme della sposa sembrava preso dal finale de Il senso della vita e la nonna dello sposo era, a giudicare dallo stato di conservazione, anche la nonna di Lucy.
Come una marcia forzata, le 6 ore della cena di matrimonio procedono senza intoppi. Questo, almeno, se nella definizione di “intoppo” non ricade l’animatrice, creatura criselefantina (rispettivamente negli addobbi e nella stazza) di specie incerta: gatta in calore con la raucedine alla prova del canto (“Gloria” e “Teorema” nel repertorio) e raffaella carrà grassa in tenuta da hockey alla prova dell’intrattenimento. Lodevole il tentativo di imitare Bonolis quando, dopo avere selezionato due coppie-simbolo, ha fatto imitare ai padri (Luca e Luca, entrambi di Lucca…) il frignare dei rispettivi pargoli. A discapito di cotante buone intenzioni e applicazione, è stata surclassata dal duo deejaystico-canoro che, profusosi in canti toscani di buon auspicio nuziale, ha raggiunto l’apice mentre noi servivamo crostini con crema di buongusto&finezza, con versi come “’un le manca nulla, anzi c’ha qualcosa di più” – tratto questo da una composizione sulle brasiliane a Migliarino che strizzava l’occhio a Silvestri e De Andre’. Nel caos, seicento gamberoni vengono serviti tra una messe di bomboniere e confetti in impossibili piatti ovali. Circa un terzo di questi vedrà poi le nere profondità di un saccone da monnezza.
Se c’è un momento della vita per perdere la fede è proprio questo: circondati da opulenza e spreco a non finire, crespelle raggiunte dai gamberoni raggiunti dalla carne raggiunta dalla frutta, sulle penne, gli scampi, il mare caldo e il melone, storditi dai flash di innumerevoli digitali, intorpiditi dall’animazione, si matura una tale indisposizione verso il mondo che può accadere di perdere la fede ed è ammissibile che in conseguenza di ciò si consumi un dramma pubblico, scossi dalla scomparsa di certezze auree.
Certo, Veronica, non è elegante che tu perda la fede al tuo matrimonio. Ad esser buoni diremo che è un gesto simbolico di pauperismo. Fingeremo, stavolta, di non credere che a pensar male si fa peccato ma ci s’azzecca.


Massime - Perché io valgo

Se una commessa guadagna 5,40€ netti l'ora, facciamo che arriverei pure a 6,50 con l'esperienza che ho, moltiplicati per una vita lavorativa di 35 anni a 40 ore la settimana fa... 455.000 euro, più o meno. E qualche decina di migliaia di euro in contributi previdenziali.

Quindi posso vendere la mia verginità per mezzo milione di euro esentasse.


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28 giugno 2007

Coming soon

In un labirinto di logica e corridoi neoclassici, tra seminterrati proibiti e micidiali schedari, gli utenti sono alla ricerca dell’Opera, da agguantare prima degli altri in un’affannosa corsa contro il tempo, dove tutti giocano contro tutti. Orari impossibili e uffici folli, sotto la cappa soffocante di un’inflessibile burocrazia stalinista. Pazienza, tenacia, aggressività, brutale violenza, menomazioni gratuite, handicap fisici, insensatezza, follia mentale e morti misteriose si celano dietro


Library!®
il lato oscuro dello scaffale compatto
Sei pronto ad affrontare la calca della Distribuzione?

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22 giugno 2007

#18 - Poi dicono che in Italia il teatro è morto...

I TESORETTI

-tragicommedia post-neorealista all'italiana-


Stefano Ricucci cerca di riconquistare Anna con un annuncio a Matrix (ma sul divano di Stranamore) dopo avere svelato i retroscena dell'affaire Corsera. Silviodoro I, chiamato in causa nell'affaire, para, devia e affonda su Veltroni per colpire Romano. Quest'ultimo difende le critiche dei sindacati che, attaccati da Montezemolo, a loro volta attaccano Padoa Schioppa il quale è impegnato in singolar tenzone con i commercianti sobillati dal Copronimo di cui sopra. Montezemolo frattanto rettifica e ricuce, tra un coro di opinioni discordi e concordi allo stesso tempo. Vespa riporta tutto in un plastico 3D illustrato da alcuni esperti tra cui il generale Arpino, il professor Crepet, lo sconosciuto erede presunto di Machiavelli, Cristiano Malgioglio in un inedito ciuffo color Paolo Limiti e Lara Saint-Paul, che si esibiscono in un duetto vintage su una base musicale per aerobica e step. Le parole del testo, che vanno in onda accidentalmente alla rovescia, svelano i veri retroscena dell'affaire Corsera sbugiardando Ricucci, che così non riconquista Anna la quale finisce per guadagnarsi da vivere vendendo fiammiferi agli angoli delle strade. Toccante il finale che denuncia con crudezza la violenza sulle donne.

Regia: Giulio Andreotti
Soggetto: Licio Gelli e Maria de Filippi
Dialoghi: Questura di Roma con Ricevitore UHF per Trasmettitori Audio Ambientali e Telefonici a due canali PLM-EPR2
Scene: Bernini, Borromini, Bramante, Buonarroti, Caravaggio, dalla Porta, Maderno, Reni, Valadier e altri
Costumi: facili
Musiche: Mozart (Requiem) e Walt Disney (da Bambi e Cenerentola)
Luci: scarse, prevalgono le ombre
Audio: spesso disturbato, sono fornite trascrizioni di ampi brani


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19 giugno 2007

#17 - Cocktail party

Cocktail, s.m. inv., bevanda alcolica preparata mescolando liquori, vini, spremute, sciroppi e sim., servita spec. come aperitivo
fig., miscuglio di elementi eterogenei
estens., cocktail party, dopo la cerimonia è previsto un c., dare, offire un c.
es.


Pollastrini: "Sono qui perché c'è una politica che vuole ascoltare e capire". Così il ministro delle Pari Opportunità spiega la sua presenza al Gay Pride di Roma.

Binetti-Bobba-Baio: "Chiediamo alla Presidenza del Consiglio, al Sindaco di Roma e alla Presidenza della Regione Lazio un immediato ripensamento circa le decisione di accordare il patrocinio al Gay Pride. La sua piattaforma politica mostra aspetti a cui è impossibile riconoscere legittimità".

martini, s.m.inv., cocktail a base di vermouth bianco secco e gin
es.
Martini:
"Bisgona fare di tutto per contrastare l'Aids. Nel caso delle coppie il partner non malato deve potersi proteggere. Certamente l'uso del profilattico può costituire, in certe situazioni, un male minore".


NO MARTINI. NO PARTY.


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29 maggio 2007

#16 - Tuttalacriticafilmperfilm (3rd issue)

I SOLITI COLPETTI

Nell’Oltrepò pavese grigio di nebbia autunnale, la bella Margherita adempie puntualmente ai propri doveri di casalinga e moglie. Silvio, piccolo imprenditore lavorista, fa tardi tutte le sere. Ogni notte, per ventisette notti al mese, Silvio adempie puntualmente ai propri doveri di marito.
Margherita è un’inedita Veronica Pivetti, abile qui come non mai nel non tradire nessuna emozione che non sia la noia. Il suo viso annoiato sul guanciale, passivamente scosso dai soliti colpetti, si erge a cifra estetica di tutto il film.

La sceneggiatura de “I soliti colpetti” si basa esclusivamente sui silenzi. L’azione è praticamente inesistente e l’idea di raccontarci la storia così come la evocano i silenzi della casalinga di Voghera fa sì che il ritmo risulti piuttosto lento. Ma proprio grazie a questa scelta il film risulta ipnotico e cattura lo spettatore per stringerlo sempre più nell’atmosfera voluta, quando la routine diventa frustrante mise en abyme senza scampo.

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17 maggio 2007

#15 - Mostruosamente normali

Rosama Bind-Laden

organizza la prima

conferenza nazionale sulla famiglia
che si richiama direttamente al family day proponendo il family way...

(eccovi il manifesto)
manifestofamigliadef

(frattanto, correte ai ripari)



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15 maggio 2007

Abbiamo vinto!



Con il 64,83% dei voti (50 sezioni scrutinate su 71) Gela conferma Rosario Crocetta.


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09 maggio 2007

#14 - Traggedia (una lettera aperta)

Cara Rosy,

mi permetto di darti del tu perché so che mi consentirai di usare un tono colloquiale, anzi familiare.
Cara Rosy, m’è successa una disgrazia, una traggedia di quelle che solo tu, redini della Famiglia alla mano, puoi risolvere. Rosy, oh Rosy, ah Rosy o tu sapessi! Sapessi che c’è! C’è che so’ frocio. Nun ce posso fa’ gnente, m’è arivata così, tra capo e collo anzi un po’ più’n basso ma nun vorei esse scurile co’ te che sei tanto bona Rosy e tanto signorile e beneducata. Inzomma Rosy mi sono accorto di questo fatto e lì per lì uno dice boh, e che ce potemo fa’? Gnente. Se lo tenemo così. Uno è frocio e si tiene che è frocio.
Sennonché mi sono voluto sposa’. Ma mica per amore! Eh no cara mia, che per amare ‘sti uomini bisogna essere dei santi e ce vo’ pure n’aureola de scorta. No, macché, ma quale amore. Me volevo sposa’ pe’ arriva’ in fondo al mese, si capisce. E poi perché la mamma vuole il nipotino.
Parèntesi: Non sono mica come vell’artri che non dicano nulla. Eh no. Io a mia mamma e c’ho provato a spiegaglielo come stanno le cose ma è che lei ‘un c’ha capito punto. È là che continua a di’ che i figlioli io li posso fa’ uguale basta trova’ ‘na donna. Dice: “vedrai se non puoi fare i figlioli in cooperativa con una lesbia! A’ tempi mia le cooperative e funzionavan così. Ci si dava ‘na mano l’un l’artra. O mi dirai che non è più così? Quando noi s’era all’opposizione la diccì ‘un si permetteva mica di fa’ ‘sti scherzi. Se c’era ancora ir tu’ nonno s’andava ar Partito e gliene dicevate vattro!”. Ora, già la mi’ mamma risponde male ar centralino automatico della telecom, seondo te potevo anche dille com’è che funziona la Legge 40 che poco ci manca e ‘un l’ho capita nemmen io?
Vabbe’, però questa cosa del matrimonio lei l’ha presa bene. Se n’annamo all’ufficio der comune, io e l’amico mio, e se segnamo pe’ facce sposa’. Famo pe’ firma’ le carte e l’impiegato subbito “No. E che, ve volete sposa’ du’ omini? Ci vuole marito e moglie. La moglie chi è? A ‘ndo sta?”
“Come – je faccio io – una c’à la jella d’esse nata donna e se po’ sposa’, e due che c’hanno la disgrazia d’esse du’ froci nun possono?”
“Ma s’è mai sentito, che so, Gino e Michele sposi?”
“Che, je pare strano a lei?”
“Ma no – fa l’amico mio – non se volemo sposa’ pe’ davero. È… diciamo un’associazione de mutuo soccorso. Anzi, è un’associazione de soccorso ar mutuo. Lui ce mette un po’ delo stipendio suo e io un po’ di quelo mio e nun si paga più l’affitto e vivemo in una casa ch’è tutta de nioartri due. Così s’ariva in fondo ar mese e magari ce scappa pure la pizza ‘nzieme! E ce sta pure la sorella mia che è zitella e ce sta a fare un pensierino. Però volemo avecci le carte. Metta un giorno litighiamo? Metta un giorno questo me lo mannano all’artro mondo? Metta ‘na disgrazia qualsiasi… che, me buttano fori de casa così come je pare a loro? De traggedie e de disgrazie se n’hanno avute già troppe, ora magari la carità de facci’ fa’ ‘st’associazione…”
Gnente, Rosy credimi nun c’è verso de faglie cambia’ idea a ‘st’impiegati qui.
E quinni se rivorgiamo a te, co la speranza che te ce possa ajuta’. Ma mica pe’ caso. Ho conzurtato la zia Concetta, che ar secondo matrimonio e co’ ‘na fija nata che lei era ancora signorina e pure quindi co’ ‘nzacco de nonni sur groppone è praticamente n’avvocato divorzista, diciamo una teorica del diritto di famija messo in pratica.
Ci faccio questa telefonata:
“Pronto? Ciao zia, Gino sono! Come stai?”
“Gino, sangu miu!, quant’ha che non ci sentiamo? Niente niente ca passò quacche cingue giorni! Tu come stai? Ma fa freddo lì? Ah, senti, ci devi dire all’amico tuo Michele che c’ho messo il salame a staggionare apposta per lui e quando ci capita che viene qui se lo può passare a prendere. O preferisce che te lo spedisco? Ma mi scanto ca si l’arrubbano!”
“Zia ma lo sai che Michele è vegetariano… comunque proprio di lui ti volevo parlare”
“Ed è salame, mica che è castrato! Manco pare che è carne. Vabbe’, chi ci capisce è bravo. Comunque se lo vuole è qua e non glielo tocca nessuno. Che mi dovevi dire? C’ha quacche problema sua madre per caso?”
“No zia, sua madre sta bene e ti saluta. No, no, è che inzomma, io e Michele volevamo andare a vivere ‘nzemmula. Sai ‘ste cose di mutuo, paghiamo tutti e tue l’affitto, un sacco di tasse che non ti dico… volevamo a tipo sposarci ma dice che non si può fare. Ma ti pare mai? Cose, ma cose, ma cose da non crederci! E l’impiegato di l’uffico non sai come ci taliò, ca mi fece sentire uno straniero, un alieno a poco!”
“Ah cuoremio, oramai dopo due matrimoni e un divorzio credo a tutto. Comunque è vero: voialtri non vi potete sposare. Per adesso. Dice che Rrosy sta provando a farvi i moduli cambiati pure per due uomini o due fimmine, ma ‘u tiriscu ‘un boli!”
“Ah, ma tu la conosci ‘sta Rrosy? Magari ci fa un favore, tante volte…”
“Sì, la vedo un sacco di volte. ‘A viu ‘nni Bruno tutt’i siri e praticamente oramai è a tipo che ci conosciamo. So tutto. Poi lo sai che io per queste cose di famija ci sto troppo attenta. L’altro giorno ero pure all’ufficio al comune che ci spiegavo le cose sulla detrazione dell’assegno di tuo zio l’altro. Comunque, il fatto è che questa cosa ce la devi chiedere a lei ché la successione, l’eredità, ‘a pinziuni, se per disgrazia vi lasciate e tutto il resto ancora non ci si capisce niente di niente, niente proprio. E poi c’è sempre ‘u tiriscu c’un boli!”
“Zia ma chi è ‘stu tedesco?”
“Amunì, come si chiama… quello che è vestito tutto chiaro, col il cappello tutto alla moda e le scarpuzze di prada… dài, ce l’hai presente di sicuro, che a ‘stu minuto non mi viene come si chiama. È sempre in tivvù.”
“Zia ma mi pare che stai parlando di un tronista della De Filippi, non è che ti confondi?”
“Seee!, un tronista, ma può essere mai? No, no, è più vecchio. Amunì Gino sta pure a Roma ‘nni tia, se non m’ajuti!”
“Vabbe’ zia, lascia perdere. Io ‘unnu canusciu. Poi lo sai che certi ambienti qui a Roma non li frequento.”
“Ma quali ambienti e ambienti! Ti dico che è uno famoso. Tedesco. Vabbe’, inzomma, per questa cosa vedi che tu ci scrivi a Rrosy ca’ idda t’arrispunni. Sicuro, che è troppo gentile. Proprio ce lo vedi in faccia che è una brava donna. Ci mandi la lettera là al ministero e vediamo che si può fare”
“Ah, ma lavora a un ministero? E potevi dirlo subbito. Ma tu com’è che la conosci?”
“Ti rissi che è nni Vespa ‘na sira sì e l’autra puru!”
“Zia ma che mi vuoi dire? Ma mi stai parlando della Bindi? Pare che è ‘a to’ parrucchiera a comu nni parri! Grazie, che ci potevo scrivere al ministro c’avevo pensato pure io, ma così, simbolicamente, pi’ lamintarisi! Ma no pi’ daveru…”
“Gino, se ti dico che oramai è a tipo che la conosco vuol dire che è a tipo che la conosco. Se tu ci scrivi quella risponde. Tipo quelli della parrocchia ci hanno scritto una cosa sulle famiglie unni sunnu assaj, e idda ci fici ‘u congresso a Firenze. Che ci devo venire pure io mi sa, picchì devo capire tua cuggina Marisa dove me la mettono co’ ‘sta cosa ca’ patri ‘un cinn’avi. Ci racconti tutto, ci dici questa cosa di Michele e pure di come ti hanno trattato all’ufficio – ca idda è sensibbile per queste cose – e vedi tu. Voglio dire: il caso mi pare chiaro, giusto? Picciuli ‘un cinn’è, affitto non se ne può pagare, bollette non ne parliamo. E se facendo corna oggi domani finisci ‘u spitali, chi ci viene subbito a trovarti che a Roma non c’hai nessuno? Ma poi vi volete pure bene che a dall’università che vi conoscete cu’ Michele, mi pare pure loggico a me che poi due vogliono a tipo sposarsi. Per me c’avete tutto il diritto, che siete belli insieme ca una quannu vi talìa s’arricria tutta. Niente niente che poi a mia cognata ci esce il nipotino e io divento di nuovo zia.”
Rosy questo è tutto. La zia è stata chiara e io non ho niente d’aggiungere. Capita, a qualcuno, d’esse frocio. Ma la vita è già difficile così. Che, ce la fai ‘sta grazia?

08 maggio 2007

#9quater - Manifesto della Crocerossina Urbana (IV)

DEFINIZIONI, RELAZIONI, PRATICHE (SEGUE)

m. La metafora fondamentale e la narrazione mitologica primordiale della crocerossina urbana è il dono. Il dono si sottrae all’economia monetaria ed è privo di un equivalente universale materiale. Aspettarsi che chiunque sia disposto in qualsiasi momento ad accettare il dono con un sorriso sulle labbra è da perfetti idioti. Aspettarsi che accettino in dono tutte noi stesse poi non ne parliamo! Uno dei problemi fondamentali del mondo contemporaneo è che tutt_ sospettano che chi fa un dono ne voglia uno in cambio (maledetto consumismo!). Da ciò la mostruosità e irricevibilità apparente della proposta di una crocerossina urbana che propone in dono nientepopòdimenocché tutta se stessa: il difficile è far capire che non si chiede in cambio che l’altr_ si doni interamente a sua volta. E qui si spalanca una semiotica del dono che è uno dei campi di ricerca più fertili e difficili nell’esistenza di una crocerossina urbana.

n. L’assenso è una pratica cruciale nell’agire della crocerossina urbana (vedi sopra i Principi, d). Magistrale esempio di questo assenso sono il Movimento per la Chiusura delle Tube di Falloppio e il Movimento per la Vasectomia Collettiva. Questo implica che la crocerossina fa esattamente tutto quello che le viene chiesto, nei limiti delle sue possibilità e della sua versatilità. Ciò la rende una figura inattaccabile della sovversione: è noto dai tempi della Lampada che la formulazione dei desideri è quanto di più pericoloso per se stesso un essere umano si possa trovare a fare. In ultima analisi, la crocerossina urbana funge da macchina di affinamento del desiderio. In un mondo che pullula di cadaveri di desideri di cui non si sa che fare, la crocerossina urbana svolge un irrinunciabile lavoro di cura sociale.

o. In ogni caso, se il problema appare irrisolvibile o il desiderio irrealizzabile, vuol dire che c’è un errore di interpretazione. Se il problema è di difficile soluzione, vuol dire che ne esiste un’interpretazione che lo rende più semplice. La rigenerazione della lingua interviene con torsioni semantiche elementari che svelano l’arcano.


Vedi le sezioni precedenti:

Percipi sum

MCU I - principi (a-f)

MCU II - definizioni, relazioni e pratiche (g-i)

MCU III - definizioni, relazioni e pratiche (j-l)


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03 maggio 2007

#13 - Ama il tuo nemico (in senso ossequiosamente biblico)

campagna europea di conversione ad uso civile delle armi di distruzione in armi di frocizzazione

Sezione 1 – Armi di Frocizzazione di Massa

1.1 - Esplosivi

Mod. 1 – Glitter bomb

Arma da guerra standard, in dotazione a tutte le militanti. Abbaglia il nemico con una pioggia di glitter che si disperde in un raggio di circa 90 metri. La pioggia è accompagnata da effetti sonori e luminosi ispirati ai video della disco anni ‘80. Può contenere tracce di parrucche.

Mod. 2 – Testata biologica “Circe”

Arma biologica sperimentale ad alto potenziale. “Circe” altera il DNA del nemico trasformando gli uomini in porci, maiali o sporcaccioni in generale.

Pur avendo tempi di preparazione assai lunghi e laboriosi, la durevolezza – spesso permanente – dei suoi effetti e le eccezionali probabilità di successo la rendono un’arma che non può mancare nel vostro arsenale!

Mod. 3 – Bomba Q

La Bomba Q è il prototipo dell’arma definitiva. Se ne suggerisce l’uso solo in casi disperati e solo se si è certi di non innescare sommosse etero-patriarcali (vedi oltre). Una Bomba Q trasforma il paesaggio per chilometri ricoprendolo di margherite, gelsomini e primule e genera una nube di gas (di solito Chanel N°5) che propaga gli effetti nella direzione del vento. Al momento dell’esplosione, un grazioso funghetto fucsia – più simile in realtà ad una gigantesca clitoride oscillante - appare in cielo e disperde polveri frocizzanti per centinaia di chilometri (frociout etero-attivo). Tra gli effetti ancora non spiegati e da studiare per passare dal prototipo all’arma vera e propria, si registra in particolare il boom demografico della popolazione di struzzi nell’area interessata. Tali struzzi hanno caratteri sessuali incerti e piumaggio policromo.

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30 aprile 2007

#12 - Tuttalacriticafilmperfilm (2nd issue)

ATTRAZIONE FETALE

Romano P. è impegnato in politica. È un uomo arrivato e tranquillo. Ha una bella moglie, una bella casa, due figlie e un cane ma una sera, a un congresso, incontra una sconosciuta di nome Paola B., donna grintosa, aggressiva, circondata da un alone di fascino sado-maso. L’avventura è gravida di conseguenze e, di fronte alle deboli reticenze di Romano, Paola non molla: gli telefona, lo aspetta, gli tende agguati e lo minaccia sotto il fuoco incrociato dei franchi tiratori sulla legge 164. Non c’è più verso di liberarsene.


"Attrazione fetale" non è soltanto, come sembra, il ritratto di una teo-dem repressa, ma il dramma della superficialità (del protagonista maschile) contrastata dal bisogno assoluto di una donna che non si accontenta del provvisorio, ma vuole proibire tutto. Il finale è eccessivamente accomodante, ma la condotta del racconto da parte di un abilissimo Ersilio R. è vibrante e l'interpretazione è convinta.


New Fiction TV: LE TEDESCHE, con la sigla di Cristina D'Avena. Preview on tuttifroci


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28 aprile 2007

#9ter - Manifesto della Crocerossina Urbana (III)

DEFINIZIONI, RELAZIONI, PRATICHE (SEGUE)

j. Qualora non fosse ancora chiaro, la natura del piacere non è esclusivamente erotica. Tutt’altro. Chi avesse dubbi in proposito è pregato di andarsi a rileggere qualcosa di Epicuro. Dopo oltre venti secoli, non pare opportuno qui ripetere quanto è stato detto così autorevolmente ed espresso così chiaramente a suo tempo.

k. La produzione di relazioni è volta alla produzione di piacere. Se si eccettua l’elemento della risata, piacere è un termine che viene lasciato vuoto, indefinito, esplorabile e plasmabile. Le relazioni coadiuvano la formazione e la torsione del piacere.

l. Espansione nel piacere di esistere, nella gioia di vivere. “Deporre la pietà e l’odio” (G. Friedmann, cit. in Hadot, Esercizi spirituali e filosofia antica, p. 29). L’odio sarà immediatamente sostituito dallo iodio, perfetta endiadi di “io” e “dio”, espressione della natura divina dell’animo della crocerossina urbana, notoriamente saluberrimo. Quanto alla pietà… ci pare che il Buonarroti abbia esaurito l’argomento.

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25 aprile 2007

#11 - Spermini in Paradiso!

Recente e di capitale importanza una notizia che ci fa tripudiare di gioia: il limbo è stato abolito. Quello che qualche settimana fa davamo solo per altamente probabile si è trasformato in realtà il 20 aprile scorso, quando il Beatissimo Pontefice ha approvato il testo e autorizzato la pubblicazione delle 41 pagine della Commissione Teologica Internazionale dal titolo "La speranza di salvezza per i bimbi che muoiono senza essere battezzati". L’infante e tutto ciò che lo precede è promosso per direttissima al Paradiso.

Frotte di bambini agitano nel Primo Cielo le vesti di Beatrice; i vagiti di mille e mille poppanti riecheggiano per i corridoi del Secondo e in su l’orecchi di Costanza d’Altavilla; di cacche e pannolini son zeppi gli stanzini del Terzo, non senza sdegno agiokefaico; feti informi loro sponte abortiti strisciano molli per il Quarto, lasciando una scia come di lumache sulla spada lucente del Gabriele; morule indifferenziate rotolano libere per il Sesto mettendo a repentaglio un match di bocce tra Costantino e Guglielmo il buono; nel Settimo, piccoli embrioni seggono in trono sotto il culo di Zaphkiel (Ez, 1) e nell’Ottavo quanti ovuli in grembo alla Madonna!

Poi, carissimi, ecco il Nono… il Primo Mobile… tra cori di Serafini che cantano delle intelligenze separate e la grandezza di Dio, ecco nuotare allegri candidi spermini aureolati. Masturbatevi uomini, masturbatevi e spargete seme! Beati coloro che eiaculano nell’aere perché il loro sperma giungerà a Dio.

Adesso immaginatevi tutte le pratiche erotiche che potete fare con questo fantastico partner sessuale: da una snowball all'eiaculazione facciale non dovrete più temere per i vostri spermini non battezzati!

(e Dio è certamente meglio di una vagina USB, non trovate?)

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23 aprile 2007

#10 - Tuttalacriticafilmperfilm (1st issue)

INCONTRI RAVVICINATI DEL TERZO DITO

Il film ha solo una vaga pretesa fantascientifica e, in un crescendo che può durare svariate ore – per chi resista alla tentazione di passare ad altro –, l’ambizione di giungere infine al dunque resta insoddisfatta e il tutto si riduce ad una lunga attesa che risulta in ultima analisi deludere anche le più modeste aspettative.

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20 aprile 2007

#9bis - Manifesto della Crocerossina Urbana (II)

DEFINIZIONI, RELAZIONI, PRATICHE

g. Dolore e piacere non si escludono. Per sgomberare il campo da qualsiasi affermazione contraria portiamo subito come esempio, tranciante quanto ovvio, il masochista. Già che ci siamo, disaccoppiamolo dal sadico e facciamo largo, nell’immaginario, all’autoerotismo masochista. Il problema non è quindi il dolore ma il malessere, eufemisticamente noto come disagio.

h. Quando in chat[1] chiedono “(che) cerchi?” la risposta è “non ho perso niente”. Questo non perché la crocerossina urbana basti autarchicamente a se stessa, ma perché non ha alcun oggetto della ricerca. La crocerossina urbana non ha un oggetto del desiderio perché non ridurrebbe nessuno allo status di oggetto e, cosa ancor più pregnante, nutre forti dubbi in merito all’essere essa stessa un soggetto (per questo siamo nel paragrafo dedicato alle definizioni-relazioni-pratiche e non a quello dei principi). Inevitabilmente, la crocerossina urbana trova.

i. La crocerossina urbana produce relazioni, mette in relazione, (si) relaziona a, tra e con quello che trova. Insomma la crocerossina urbana è un saggio alchimista sociale la cui opera trova il suo acme nella produzione di piacere.



[1] Sarà fornito in futuro un approfondimento sull’antropologia del cyberspazio gaio. Per adesso basti sapere che il protocollo di condotta standard prevede – con variazioni minime – la sequenza interrogativa: 1)Ciao; 2) Come va?; 3) Da dove?; 4) Cerchi?; 5) a o p?; 6) anni?; 7) come sei? 8) Hai foto? Inoltre, quale che sia la sua formulazione, la risposta alla domanda 4 significa sempre “sesso”, anche se qualcuno scrive banalità come “(solo) amici”, “una relazione. Chiedo troppo?”, “Mah, conoscere qualcuno”, “Giusto chiacchierare” o, nella migliore delle ipotesi “un profiterole rosa a forma di velociraptor zoppo”. Istruzioni e suggerimenti di condotta seguiranno.

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11 aprile 2007

Massime - fertilità

Mi hanno detto che in questo periodo sono molto fertile.
Davvero? Sarà per questo che mi sono dedicata così poco al sesso ultimamente.
Ormai sono in sintonia con il mio corpo. Io e lui siamo una squadra perfetta!


Aforisma:
Una partita di tennis tra Jeune-Fille tende ad essere un doppio. L'una e il suo corpo, l'altra e un altro corpo. In un rapporto di completa estraneità.
Nota:
Le Meditazioni della Jeune-Fille possono fare pendant, talvolta, con le meditazioni e le riflessioni jenesi.

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04 aprile 2007

#9 - Manifesto della Crocerossina Urbana (I)

Principi


a. La crocerossina urbana svolge un lavoro di cura a tutti i livelli. Si curano industriosamente le persone, le relazioni, la lingua, gli immaginari. E se negli scenari agresti della guerra si curano i pazienti, negli scenari frenetici dell’urbe l’aspirazione è curare gli impazienti.


b. In opposizione al lavoro medico che riporta alla normalità (e)mendando, la crocerossina urbana porta da uno stato patologico nocivo ad uno stato patologico piacevole trans/mutando. Non ci sono indici di riferimento ma solo indici di gradimento.


c. La crocerossina urbana è una creatura interamente votata al bene per impossibilità ontologica di optare per un male che non esiste. Ella non adempie ad alcuna missione etica bensì esprime una funzione etica.


d. In barba a qualche secolo di filosofia critica, la crocerossina urbana non svolge alcuna funzione negativa. Della positività del negativo, francamente, ce ne infischiamo. Se qualcosa ha tutta l’aria di essere una corbelleria, la crocerossina urbana non starà lì a criticare e negare, bensì ne anticiperà, immaginandole, le conclusioni portando quel qualcosa alle sue estreme conseguenze contraddittorie e paradossali. Di solito, a questo punto, c’è da sbellicarsi dalle risate. Il paradosso è fruttifero. Affermare sempre è molto più divertente che piallarsi i cojoni dicendo sempre no. Ridere fa il bene (se c’è, in qualche modo dovrà esser stato prodotto, no?). L’avverbio di negazione “no” è discriminato in favore della locuzione di ironizzazione “Sì, infatti…”[1] ma è recuperato nel sintagma “Come no!”.


e. “Prevenire è meglio che curare” è un maledetto slogan pubblicitario. La cura è un lavoro costante e continuativo. Niente viene prima della cura. Pre-venire, quindi, non appartiene allo stesso universo della cura. L’universo della prevenzione è venato di paranoia, quindi annoia, dà noia. Le rime in –zione, poi, sono terribilmente cacofoniche e monotone. Si pensi invece alle possibilità della rima tra la voce verbale “curi” e il participio sostantivato “morituri”. Lasciate che la fertile contraddittorietà faccia sorgere qualcosa in voi. La verdura matura cura la dura paura futura. La cura procura pura goduria. E via a suon di omoteleusi e licenze… Tacciamo del cùr/ano, mettiamo invece in risalto l’effetto collaterale delle rime in –ur*: a furia di pronunciarle vi verranno delle deliziose labbra a cuoricino!


f. Chiedete e vi sarà detto. La crocerossina urbana è completamente trasparente. Non ci sono verità nascoste ripiegate al suo interno o angoli bui. La crocerossina urbana è indifferente alla luce di modo che non si possa fare luce sulla crocerossina urbana.



[1] Notate che il correttore ortografico di MS Word® tenterà di correggere “ironizzazione” con “ionizzazione”. La locuzione di ionizzazione è infatti la gemella polemica della locuzione di ironizzazione. Essa colpisce come un fascio di potenti radiazioni ionizzanti che investono il bersaglio e ne scombussolano il magnetismo. Fondamentale nei dibattiti pubblici.

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02 aprile 2007

#8 - Percipi Sum

Nella migliore tradizione liberazionista, uno cerca sempre di fare i conti con la percezione che il mondo ha di sé e sviluppa azioni, strategie, contromisure per bilanciarla tutte le volte che essa viene squilibrata a proprio sfavore.
Talvolta però è necessario riconoscere, ahinoi, che il mondo – il mondo sociale, il mondo prossimo, quel mondo di esseri umani che ci creiamo attorno e che, in qualche modo, ci rispecchia come i nostri sogni – ci conosce meglio di quanto noi stessi non sospettiamo e ci definisce in termini che difficilmente ci rivolgeremmo se non in forma scherzosa, ironica, comunque senza crederci.
Non citerò come esempio la mia esperienza elementare, non vi tedierò dando ragione ai miei compagni di classe che allora, con la prescienza under 10 e la malizia di virilendi maschietti panormiti, mi chiamavano “buttanella”. Mi soffermerò, piuttosto, su fatti recenti, su frasi recenti, di provenienza scelta e non, come alle elementari, dell’obbligo.
Da molte parti, infatti, e da troppo tempo, ormai, si leva al mio cospetto, come scudi sotto un nugolo di frecce inglesi, un epiteto dalla fama ambigua, in sé buono ma di cattivo auspicio, difficile da gestire come un cucciolo di gatto nero che sta per attraversarti la strada zampettando teneramente verso la madre latte e miele. Taglio corto: mi si dà della “crocerossina”, una che giunge sorridente solare carica di ambizioni galeniche e annuncia bendaggi ferite dolori. Come se non bastasse, non appaio tale nell’aspetto, non mi si vede in conturbanti autoreggenti nere la cui cucitura porta dove il sole non batte perché riflesso da una candida minigonna, no! Sono crocerossina nello spirito, nell’atteggiamento, nei modi. Insomma mi toccano gli oneri ma non toccano le zone erogene. Non posso più sottrarmi al confronto; “crocerrossina”, si reitera: da molto tempo, da troppe parti!
Ora, se mi volessi giustificare o spiegare argomenterei che non si possono cancellare o negare gli anni puerili in cui, in luogo di subirlo oziosamente com’è uso, io il lavoro di cura lo svolgevo industriosamente. Insomma sarei crocerossina per creanza e non per indole o vocazione. E con ciò come si suole dire, c’avissi raggiuni e m’a manciassi squarata [tr. it. avrei ragione e me la mangerei scotta]. La strategia di resistenza è quindi, queer theory docet, una sana opera di risignificazione, una contronarrazione, una mito-grafia. D’altronde qui si parla di poemi e miti e generi ed eroi e allora ecco l’eroina!

Disclaimer: l’autore declina ogni responsabilità e ricorda al pubblico lettore che a creala, car_ mi_, siete stat_ voi. La crocerossina è un parto delle vostre percezioni. Eccola. (non crederete mica di essere voi a rispecchiare me senza che io non rispecchi un po’ anche voi!)

coming soon...

#9 - manifesto della crocerossina urbana



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30 marzo 2007

#7 - OhMioDio!!!

A trasformare l'iPod in un oggetto per l'archiviazione e la diffusione di materiale pornografico, inutile dirlo, c'avevano già pensato.
Alla fine del 2004 venne infatti lanciato iBod, un album di foto che raccoglie in 25 scatti a bassa risoluzione le modelle più sexy di Playboy per il vostro iPod photo. "Bod" è lo slang per "body". Ovviamente il mondo intero ci ha messo meno di tre nanosecondi a capire che ciascuno poteva agevolmente fare lo stesso con il proprio album porno preferito.
Fu così che, dalle prime innocenti immagini pubblicitarie di questa neoreliquia del capitalismo, si giunse a popolarissimi messaggi promozionali a base di sesso, propagandati con ogni mezzo.


Come per i cellulari e anche più, fioccarono presto anche una miriade di dispositivi addizionali, ulteriori, extra, plug-ins, add-ons, etc...
Ad una recente fiera a Las Vegas le menti creatrici hanno superato se stesse in quella che, a mio modesto avviso, è una delle più straordinarie e contraddittorie sintesi del capitalismo ultra-avanzato che ci abita. Dopo il femminismo, questa cosa rimette in discussione il marxismo - per lo meno il mio. E lo obbliga a porsi nuove, disturbanti domande sull'economia del piacere all'epoca della sua riproducibilità tecnica.
La Suki LLC ha recentemente messo in commercio OhMiBod, che in inglese suona letteralmente OhMioCorpo ma è fin troppo affine a Oh My God perché il riferimento sfugga [Okay, okay, ad una percentuale non bassa di americani potrebbe sfuggire, è vero...]
OhMiBod è un extra per iPod dal diametro di 2,8 cm che diventano 3,7 se lo inserite nella sua pratica custodia... ergonomica - si acquista a parte a "soli" 12 dollari.
OhMiBod si collega all'iPod e va a tempo di musica. Ma lasciamo la parola a chi l'ha avuto in mano qualche istante:


"E pensate a quali sarebbero state le loro reazioni se non fosse stato semplicemente tra le loro mani!"

Tune in and turn on...
Vibrates at the rhythm of you favorite playlist
A whole new way to plug'n play
Use the volume wheel to power up the vibes
Vibe variations are as wide and wild as your playlists
Create and share sexy playlists in our "Club Vibe"
The ultimate iPod acSEXsory(tm)

[Sintonizza(ti) ed eccita(ti).../Vibra al ritmo della tua playlist preferita/ Un modo completamente nuovo di inserire&giocare/ Usa la rotella del volume per potenziare le vibrazioni/ Le vibrazioni sono varie e selvagge quanto la tua playlist/ Crea e condividi playlist sexy nel nostro "Club Vibra"/ L'Asessorio definitivo per iPod]

Lì per lì ho pensato: "Geniale!".
Poi ho precisato: "È lungo 14 centimetri (inseribili, specificano sul sito). Ti vendono anche la giarrettiera per metterci l'iPod e fare jogging o fitness. A soli 29 dollari. Così puoi fare sport, tenerti in forma e godere contemporaneamente."
Andando avanti: "Cioè ti scuciono 117 dollari per farti scopare a tempo di musica da un cazzo di 14 x 11,5 cm? E lo fanno anche passare per chic? I pubblicitari sono demoni di un ordine superiore, non c'è niente da fare."
Il punto è però che ti possono rovinare la giornata perché ti rendi conto che stanno colonizzando anche il piacere. Ti vendono il sogno di scopare con Madonna. A te e, in serie, a qualche altro milione di persone.
Non vedo altre alternative: non resta che fare lo stilita. "Ma questo non c'entra", direste voi. E io risponderei "C'entra, c'entra. Un po' di esercizio e ci facciamo entrare anche la colonna. Basta rilassarsi e trovare il modo di usare il miele selvatico a mo' di lubrificante." Questa sì che sarebbe una tecnica del sé!

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27 marzo 2007

#6 - Epica e Genere

Stanotte, con la mente funestata dai flagelli del corpo che ancor non m’abbandonano, tra l’allodola e l’alba mi lambiccavo il cervello con considerazioni sui vantaggi semantici del femminile in epica. La riflessione, assai banale, si concentra tutta sulle protagoniste che, almeno fino all’avvento di Bradamante, vestono alternativamente il ruolo di povere vittime o perfide carnefici. Se proprio va loro benissimo, fanno le amazzoni – ma gli tocca subire una mastectomia.
Dall’altra parte, uno stuolo di eroi. Chi più chi meno, sullo strafigo andante e, da Edipo ad Amleto passando per Agamennone e Dante, variamente memorabili. Fanno tutto loro: si creano il problema e se lo risolvono. Il copione è, solitamente, quello di un’infilata di idiozie che l’eroe si ostina a perseguire mostrando l’acume di un piccione in San Marco (id est: c’è sempre uno stormo di deficienti pronti a genuflettersi pe’ pasturallo).
L’eroe è sostituibile da un altro eroe e non dà alcuna dipendenza. Anzi è completamente indipendente anche quando sembra succube degli eventi (sennò non sarebbe lui ad avere la parte del protagonista). Ciò che interessa dell’eroe è, in definitiva, la funzione di identificazione per gli individui del pubblico. Per questo gli eroi si susseguono gli uni agli altri al variare del gusto.

Mi sembra opportuno aprire una riflessione sulle controparti femminili. Qualcuno osserverà che la disparità salta subito agli occhi per l’uso del diminutivo nel femminile, ma pensate, per un attimo, a tutti i vantaggi che l’eroina ha rispetto all’eroe.
Innanzi tutto di eroina ce n’è una sola. Certo, ci sarà un’eroina pisana piuttosto che un’eroina uzbeka, ma la sostanza è la stessa. Se gli eroi si presentano in una moltitudine variegata che segue uno stesso copione, quello dell’eroina è un tipo letteralmente fissato caratterizzato in particolare dai tratti del biancore e dalla purezza. Per intendersi: se Agamennone non è trasponibile a Gotham City, un’eroina metropolitana o un’eroina tardo-ottocentesca possono essere scambiate l’una per l’altra al di fuori dei contesti perché si tratta della stessa roba. L’autore, o l’autrice, può al massimo ricoprire un ruolo secondario nel tagliarla, accentuandone un aspetto e smorzandone un altro per ragioni contingenti o dosandoli conformemente alla propria vena.
Se ce n’è una, essa è insostituibile. Inoltre, essendo insostituibile, crea una forma di dipendenza: assunta l’eroina, qualsiasi sostituzione a stesura di poema iniziata o a prove avviate, è in realtà l’assunzione di un surrogato che, inevitabilmente, porta a esiti non confrontabili.
Da ciò possiamo far emergere le cause di un interesse specifico per l’eroina, differenziandole da quelle dell’interesse per gli eroi. La sua costanza trans-storica risulta in una funzione rilassante e, in certi soggetti particolarmente ansiosi in presenza del mutamento, di appagamento. Strettamente legata com’è all’ideale di purezza, l’eroina può scatenare reazioni euforiche nei soggetti predisposti: il cuore si allarga e si riempie di gioia. Nei casi più felici, potremmo dire che, davanti alla sua luce angelica, esso s’arresta.

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21 marzo 2007

#5 – Sulle esperienze lisergiche delle sfere celesti

Tutto ha inizio quella mattina che, appena uscito di casa per una veloce spesa levantina, scopri la nuova guardia giurata della banca. La sua uniforme ti ricorda un virtuoso sistema di archi rampanti: è fatta per esaltare la portentosa veduta absidale offerta da quei centottanta centimetri di sex-appeal mediterraneo. Decidi all’istante che preleverai sempre e soltanto da quel bancomat al quale lui, piantone dinanzi la porta, volge sempre le spalle e il panorama che vi sta sotto. Hai anche deciso che, nel malaugurato caso in cui non dovessi riuscire a privatizzarlo, chiederai all’UNESCO di proteggerlo.


La giornata prosegue all’insegna dell’efficienza e, se non interpreti questo, di per sé, come un segno della benevolenza universale, lo fai con l’incontro della mattina seguente. È venuto infatti il tempo del barbiere, cui da troppo tempo non porti visita. E se è un piacere in sé rimirare l’affabile hair-stylist – come si chiamano oggi –, è come se le congiunture astrali ti facessero una strizzatina d’occhio quando il conterraneo dagli occhi celesti fa’ cenno di riconoscerti, sfoggiando un sorriso a trentadue denti, nonostante ti abbia visto solo una volta e per giunta tre mesi fa! Ciò che, soprattutto, ti fa pensare che qualcosa non è nella norma è il renderti conto che il cuore, piuttosto che raggrinzirsi d’invidia verso la moglie alla vista del bambino, si rallegra per entrambi. È del tutto evidente che oggi non sei normale.


Segue una giornata all’insegna dell’efficienza e, anche stavolta, la cosa è interpretata come libera espressione dell’indole rottermeieriana. Finché all’improvvisa domanda “come stai?”, dopo un attimo di riflessione, non riesci a fare a meno di rispondere: “schifosamente bene”. E, in effetti, dall’aver ricevuto una telefonata di sentito ringraziamento per le sublimi quote etiche toccate in una relazione passata, alla diffusa pace dei sensi (esterni e interni) che ti ammanta, sospetti seriamente che il cosmo stia esprimendo verso di te una preferenza insolita, a tratti imbarazzante.


Il sospetto si consolida quando quella che potrebbe essere una crisi emotiva fuori scala MdF (scala Maria de Filippi, misurata in °AA, gradi AntigoneAuditel), una di quelle che in altri tempi ti saresti chiuso in casa una settimana cercando di farti venire la cirrosi epatica e il danneggiamento permanente dei recettori della dopamina, una di quelle crisi che quand’è passata, se mai passa, s’è portata via un pezzo di cuore grosso come il Borneo, una di quelle crisi che i missili russi a Cuba, in confronto, furono un contributo al disgelo della Guerra Fredda, ecco questa crisi si risolve nel giro di tre ore.


Tre indizi fanno una prova: ormai hai la certezza che i cieli di tutti i pianeti non ti stanno volgendo un sorriso benevolo, sono andati letteralmente in visibilio per te. E tu sei nella disposizione d’animo per restituire tutto questo al mondo. Ti senti investito di una missione lunare, quella di rischiarare le notti del mondo riflettendo la luce di un miliardo di soli.


Prima di lanciarti nella cosa, ti proponi un check-up completo e riconsideri i giorni passati in ordine sparso. (1) Sei stato un consulente apprezzato in una complicata crisi a trama eterosessuale (!); (2) il mostro sacro nel tuo campo di studi, quella che hai temuto per anni e al cospetto della quale tremi un po’ tutt’oggi, ti ha invitato ad un brunch a casa sua e, udite udite!, cucinerà per te; (3) contrariamente a quando accade di solito, ultimamente non sei tu a formulare gli inviti ma gli altri a rivolgerteli; (4) cercando, secondo le istruzioni settimanali di Rob, il più inutile dei tuoi tabù per decidere se violarlo o no, non hai risposto: “Hey, io sono un essere amorale, quindi non ho dei tabù”, bensì: “Be’, se c’è ed è inutile e io non lo riesco a trovare, sarà lì per qualche scopo, no? Tanto sto schifosamente bene…”; (5) Lo scopamico persevera nella sua contentezza e continua ad alimentare il tuo godimento narcisistico anche se non vi siete visti. L’apice lo raggiungi lunedì sera, quando ti chiama il ragioniere/calciatore/muratore viareggino presuntamene eterosessuale, del quale ricordi che ha una fava di tutto rispetto, che c’è stato un decoroso sexual intercourse orale, che è davvero carino e nudo faceva il suo porco – è il caso di dire – effetto e tu, dall’alto di non si sa bene che cosa ma comunque qualcosa di vertiginoso, ti permetti con nonchalance di declinare la proposta di scopata rinviandola a data da destinarsi.


È del tutto lampante che ogni cosa è meravigliosamente fuori posto. Ne hai certezza incontrovertibile quando, decidendo di affrontare i problemi che hai, ti ritrovi con un’ampia scelta di giochi eroici da intraprendere quanto prima. Se il problema per eccellenza è rappresentato dal fatto che quello a cui fai il filo sempre più spudoratamente sembra a stento essersi accorto dei tuoi (lodevoli, secondo te) tentativi di arrembaggio, la tua relazione con il cosmo, ora come ora, ti spinge ad una riedizione postmoderna dell’amor cortese da fare impallidire i trovatori. Perché se dovesse andar bene… be’, al meglio non c’è fine; e d’altra parte se dovesse andar male sei già con lo stilo in mano pronto a surclassare e incenerire in un sorpasso bruciante la maestà di un Alighieri o un Cavalcanti con pochi versi di fiammante bellezza.


Visto e considerato tutto, la sola conclusione logica è che l’universo non ti sta volgendo un sorriso benevolo, non ha una spiccata quanto imbarazzante preferenza per te né è, addirittura, in visibilio. Solo, ti guarda con occhio pallato e sorriso ebete.


Il cosmo, non v’è dubbio, si è calato un acido.



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16 marzo 2007

#4 - Ma che bonta!

Primo Incipit: Vogliate perdonare la lunga assenza. Ma alcuni prodotti, si sa, richiedono una lavorazione lenta. Ciò forse non è garanzia di qualità eppure è una lentezza che per certe creazioni è strutturale: ci vogliono tempi di sedimentazione e addensamento, di assimilazione e concentrazione, di torsione e contorsione.
Secondo Incipit: Rob B. diceva metaforicamente di me, la scorsa settimana, che avrei trovato, in fondo ad un percorso nascosto e a me nuovo per luoghi soliti, le statuette lignee di Buddha e Cristo tenersi per mano in una pozza di fango, con un verdone da 20 dollari.
Terzo Incipit: È impressionante quanto un individuo possa sforzarsi di fare corrispondere retrospettivamente quanto gli è successo in una settimana alle predizioni astrologiche. Nel mio cosa la faccenda rasenta probabilmente il patologico, perché ho addirittura cercato una chiave che richiamasse tutto ancor più sinteticamente. Salito sulle montagne russe, il trenino mi ha lentamente ma costantemente portato sempre più in alto finché alla domanda ‘Come stai?’ non ho potuto rispondere ‘Schifosamente bene, grazie. E tu?’. E si precipita solo per tornare a salire più in alto.
L’apoteosi stamattina: dopo quasi dieci giorni di lavorazione, il prodotto c’era tutto, dentro. Doveva uscire. Andava aiutato. Serviva un piano di battaglia dettagliato. La Fase 1 prevedeva l’impiego di crackers integrali e marmellata di fragole. Hmmm… qualche stimolo, ma stasi.
Si è così passati alla Fase 2: Grancereale alla frutta in batteria e prugne secche cotte. Sei. Intingolo di Grancereale nell’acqua di cottura delle prugne. E fu così che la peristalsi sostituì l’iperstasi. Ma ancora non bastava… la Fase 3 fu determinante. Il Detonatore. Missile traslucido in miniatura, razzo non destinato ai cieli, stamani ore 9.07 circa 2250mg di glicerolo innescarono il brivido intestinale tramutandolo in tumulto raramente esperito, un’ondata rettale con la quale pochi dei molti uomini conosciuti in senso biblico possono rivaleggiare, ingresso morbido e risucchio di risacca da cavallone oceanico.

Puro benessere mi pervade.
Ululo.
Letteralmente sollevato.
Piacere ottenuto per svuotamento e sottrazione.

Non potevo non rendervi partecipi di questo momento apicale. Di cibi lassativi all’olio di paraffina, nulla era rimasto intentato, persino la via dell’autoipnosi, immaginandomi una mano che strizzava sapiente metri e metri di intestini costipati. Nessun effetto. Nel tentativo di suscitare invidia e competizione nelle mie parti molli, rievocavo a me stesso la perfezione fecale raggiunta nelle Fiandre, perfezione non solo cronografica, si badi, ma anche estetica: lunghi, compatti, omogenei, asciutti, gli stronzi si adagiavano nella tazza olandese per farsi ammirare, quasi languidi, giorno dopo giorno. Avreste mai detto che Amsterdam fa cacare?
Ma adesso sono libero, leggero, felice, scattante. Una lunga lavorazione un po’ sofferta era preludio ad un grande piacere, una novità nei meandri della quotidianità. La storia delle statuette non l’ho capita, e non mi sono messo a cercare il biglietto verde ma ho trovato, in coda a tutto questo, qualcosa che vale molto di più (e che non c’entra assolutamente niente, è giusto per ribadire che sto schifosamente bene ndr). Così finalmente posso restituire all’universo il sorriso benevolo con il quale mi guarda da un po’ di tempo a questa parte, anche se fosse solo una mia illusione.



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07 marzo 2007

#3 – Arredamento, che passione!

Esiste un ristretto numero di complementi d’arredo accomunati da una peculiarità assai strana: candelabri, appendiabiti, sedie, tavolini, lampade e sculture ready-made. Associarli non è immediato, ma non è lecito trasformare questo post in un quesito da settimana enigmistica quindi risolverò per indizi. Pensate, innanzi tutto, a questi oggetti fatti da esseri umani.

Pensate ancora.

Ripensateci un po’.

No, non ci siamo. Quel “da esseri umani” non va inteso come complemento d’agente.

Pensatelo così:





Sì, s’intende “da esseri umani” come complemento di origine. Se le sculture di Allen Jones ricorrono all’uso di un substrato inorganico, The House of Gord propone la furniphilia come versione “estrema” del bondage. Attenzione: non si tratta di esseri umani che fanno da oggetti, ma di oggetti fatti da esseri umani.
Il gioco delle riflessioni è aperto: polemica radicale sulla reificazione della donna? ennesimo intervento patriarcale che svilisce il corpo femminile? messinscena dei rapporti di potere nelle pratiche sessuali? Questo e molto altro, a seconda di chi osserva. Nella produzione di elementi, non è questo il punto di interesse. Quel che interessa, piuttosto, è la produzione di giocattoli da mettere al servizio della fantasia.
Tanto le creazioni di Allen Jones quanto le proposte della House of Gord sono legate al soggiorno, spazio domestico che fa da cerniera tra il pubblico e il privato. Ma se proviamo a tradurre furniphilia con arredofilia, ecco scorrerci in mente tutta la storia del design: dai pugni chiusi/spremiagrumi all’arcata sopraccigliare su cui spaccare l’uovo per la frittata… per non dire delle applicazioni da bagno: seggiolino da vasca, spazzolone del cesso, portasciugamani.
All’epoca della televisione a colori in ogni soggiorno italiano degno di questo nome, nel pieno del trash anni ’80, la mia infanzia fu segnata in particolare da un oggetto che metteva in comunicazione la cucina con il divano del salotto, consentendo di consumare i pasti davanti a Fantastico o Cacao Meravigliao.
Rivisitando l’idea del tavolo, il carrello portavivande incarna il patto tra il bondage e le pratiche di dominazione, imponendo allo slave l’obbedienza necessaria affinché il master consumi comodamente il proprio pasto, che provvede ad arrivare da sé. Come fossero freni, fasce e corde sono poste solo per fermare lo slave in posizione mentre si mangia. Quando al menù, un certo internazionalismo italico vegetari/ano impone di usare l’incavo della schiena come piatto fondo per una porzione di pasta – calda, ça va sans dire. E guai a farne cadere in terra un solo pezzo! In tal caso, infatti, potremmo apprezzare la bocca-mocio all’opera. L’uso della forchetta aggiunge docili elementi di sadismo che preludono alla rotella tagliapizza. Come stadio intermedio mi permetto di suggerire le pennette all’arrabbiata.

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01 gennaio 2007

Uno e trino

MESSAGGIO DI OCAPODANO 2007
ovvero, il post a reti unificate da un re
gno di tre Sicilie

Italiane ed italiani, eccovi qui a sbirciare per l'ennesima volta nelle nostre pagine. Ma che vorrete, poi, da noi anche il 31 dicembre? Il nostro pensiero già si volge all'ano a venire, non certo all'ano che se n'è andato!

Secco sia l'ano di chi scorda il passato, mi verrebbe da dire ascoltandoti, ah p-sà! Ma come? già spariamo a zero sulle res gestae degli ani passati? Cari italiane e cari italiani, piuttosto, avviciniamoci a questo nuovo ano, con un tenero pensiero all'ano che è stato e che è ancora per qualche ora. E a maggior ragione, quest'ano, che porta ancora le dolorose ferite del tempo che fu. Io, per esempio, in questi giorni mi trovo ad affrontare una brutta escoriazione al sedere, con qualche lieve perdita di sangue. (sottovoce a P-sano: *no, no, non è di tua competenza il problema, zitto e ascolta). Le feste natalizie, feste di tacchini e salmoni, di risotti e panettoni, di filetti alla Wellington e capitoni, mi hanno causato nei giorni a seguire una piuttosto brutta cagarella (per gli amici francesi che ci stanno ascoltando dal bell'esagono transalpino: chasse); e quando uno soffre di cotanto male va in bagno spesso, e si trova quindi costretto a strofinare più del solito il proprio presidenzial culetto. Neanche il bidet al Lactacyd intimo ci può dare una mano in quei casi. l'ano s'arrossa, l'ano può subire delle lacerazioni. L'ano che si appresta a terminare, dunque, ci porti una delicata lezione: se sei colto da diarrea, fai meglio ad utilizzare meno carta igienica del solito, anche se Scotonelle. E il mio pensiero vola qui all'Europa, e in special modo alla Francia, che ho avuto modo di visitare ufficialmente in questi mesi: grandi differenze culturali sembrano separarci nel modo in cui ci prendiamo cura del nostro ano, ma la fiducia che riponiamo nel sogno europeo ci induce ottimisticamente a pensare che quali che siano le nostre radici igieniche, sempre di ani si tratti, di ani fratelli, o quanto meno cugini. Con o senza bidet.

Signori, signori! Ma che modi sono questi? Ma che toni abbiamo assunto? Signori colleghi, questo è un post congiunto, un post augurale, un post di concordia e armonia universale! Che sono queste porcherie a doppio senso, queste confidenze così intime sul proprio regolamento intestinale? Il blog che io qui rappresento è un blog perbene, adatto alle famiglie, conciliante e ridanciano, mica roba osé come quella che propinate voi! Mi toccherà risollevare i toni della discussione, d'altro canto sono il capo. Happy vi avrebbe fatto tremare semplicemente con un rutto, Ferarotto forse con una flatulenza postmeridionale (e siamo di ritorno all'ano, ahimé..),io ho bisogno di scrivere qualche riga ma il risultato spero sia lo stesso..oggi è il 31 dicembre! che cosa gli diciamo ai nostri lettori congiunti? un po' di ufficialità, insomma! Come passeranno il capodanno le nostre oche e le vecchie ex duchesse?

Vecchia ci sarai tu, e pure ex, quanto sei oca poi non ne parliamo... Qui il punto è che si confondono orientamento della memoria e orientamento del pensiero: serbiamo memoria dell'ano che fu, volgiamo il pensiero all'ano che verrà! Ai nostri lettori congiunti diciamo: "felicitazioni!", contenti che vi siate potuti congiungere, quale che sia il modo da voi scelto per il congiungimento, siamo felici che, ovunque voi siate, il vostro congiungimento sia stato reso possibile, da quest'ano o da ani precedenti. Perché congiunzioni e coniugazioni, da noi in Italia, sono tutt'ora vietate (e la lingua infatti, specie quella televisiva, ne risente). Ma siamo fiduciosi: il 2007 porterà i PaCS e il congiuntivo, nonché un uso corretto del futuro; è a queste famiglie, famiglie future e congiuntive, che dedichiamo allora questo blog, questo post, questo nostro congiungimento triadico (checché ne abbia di ridire Molly) e trinacrico. Indegno e chino il 2006, snodatosi tra scandali elettorali e ripetuti fallimenti dei reality, siamo certi che il 2007 entrerà eretto negli anali di questo Paese.

Checché ne dica il Capo, direi io! (CHECCHE! dirà il capo, dico io). Ma il congiungimento è figurato, s'intende, è la gigioneria birbesca dei compagni d'avventura che ci siamo scelti...mica avrete abboccato all'esca? e l'oca, l'oca? che ne dice, o si placa?

L'oca né dice, né si placa, afflata invece, cioè starnazza. Care e cari italiane e italiani, che notte la notte che sta per arrivare. Già, che notte? Chi dei lettori, prima di congiungersi era solo un mio lettore o una mia lettrice, saprà che quest'anno avevo già disposto di prendere 20 gocce di lexotan e andare a dormire. Non fu possibile, neanche quest'anno. E così farò da accompagnatore a una dolce dama di antica conoscenza, tale EnneMerì. Fino al brindisi. Poi si sa, dopo il brindo selvaggio e tradizionale, si rischia sempre di ricadere in vecchie reti, le vecchie piattaforme di mantenimento reti di contatto chiuse, da cui ci si credeva già salvi. E salvi saremo! E quindi dopo cena non andremo alla grande serata 40€ senza consumazioni della jeunesse dorée palermitana, ma vagheremo, dama al seguito per la Palermo giubilante. Sperando di non essere colpiti da un mortaretto o da un razzo che ci bruci le presidenzial piume, o il già escoriato sedere.
Da vecchio, io sì son vecchio e passatista oltre che oca, non posso che gettare uno sguardo ai tanti ragazzini che nel mio quartiere rievocano con tanto ardore la guerra nel Vietnam. Tanto cari siete ragazzi, che peccato sarebbe ridurvi la faccia in poltiglia. Già, perché i botti fanno anche male, ma l'intera biblioteca storica verdone Einaudi frantumata in faccia fa ancora più male, specie se a colpirvi è un giovane e gaudente storiofilo con esami a gennaio e il culo dolente. Buon anno a voi.
E tu capo? non preoccuparti, smettila di stare adeso al muro. Parla pure, io e p-sano non ti faremo del male. E poi sei anche pieno di microbi e germi della febbre del Wisconsin, pussavia!

Ecco, appunto, pussavia! Qualcuno ha visto la mia maschera d'argilla? Mi devo fare la maschera purificante prima di uscire stasera. C'è Gianna al Politeama. Mi devo arrampicare sul palco vestito da donna e cercare di baciarla - ché solo vestito da donna ho una qualche speranza di riuscire a baciarla, ma nessuna speranza se prima non purifico tutti i miei pori! Oca, non avrai mica scambiato la mia maschera d'argilla per qualche crema analgesica e/o lubrificante?

Pussovia dalle vostre occasioni mondane, io, e mi rintano in casa con la famiglia! almeno fino a mezzanotte: allo scoccar della quale, novello zucchino (toscanismo per intendere zucchina ma qui ci sono già troppe ambiguità di genere), la mia febbre deciderà se consentirmi una festa privata radicalchic con compositori di musica contemporanea (Sollima), od ordinarmi repentino il letto più vicino. D'altro canto, ciò che si farà stanotte verrà ripetuto durante tutto l'anno che viene, come vuole il detto: e mica si può pensare che il capo diventi nottambulo per l'intero 2007, o mi sbaglio??!!??!!???!!!

CONCLUSIONE DEL PRIMO ESPERIMENTO DI POST A RETI UNIFICATE; IL CAPO DEI RIGATTIERI, L'OCAMUCCATA E IL PISS-ANO AUGURANO A TUTTI GLI AMICI E LETTORI UN FELICE ANNO NUOVO DA UN REGNO DELLE TRE SICILIE

Ah, ma eravamo ancora in onda? Beddamatri chi malafiura chi mi facistivu fari! Ma poi si chiude così dico io?

Nicole'… Nicole'!

Qualcuno ha visto la Orsomando?... ah, è morta? Ma perché la gente muore senza che nessuno gliel'abbia ordinato? C'è sempre da rimboccarsi le maniche in questo show, è un'emergenza continua, un giorno finirò ucciso da un riflettore che si stacca dal soffitto!

Gentili retespettatori e retespettatrici, abbiamo appena pubblicato il messaggio di ocapodano del Capo, di Ocamuccata e di P-sano, diffuso a blog unificati in mondolettura. Nel lasciarvi ai programmi della serata, ne approfittiamo per augurarvi un felice ano nuovo da un regno di tre Sicilie.

almeno il tecnico per l'effetto stellina al centro dello schermo quando lo tocco con il dito sorridendo c'è o se n'è andato anche lui?

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